L’uomo dei titoli di testa.
Presentazioni
Saul Bass è un nome tra quelli dell’olimpo del visual design e certamente non ha bisogno di presentazioni e, ovviamente, neppure di riarrangiate e ritrite biografie prese un po’ qui e un po’ lì su internet. È per questo che analizzeremo alcuni aspetti della carriera e parte della sua produzione artistica partendo da un ambito diverso dal graphic design, ovvero quello cinematografico. Per fare questo ci serviremo di un articolo assai interessante che la rivista di cinema, televisione, musica e spettacolo FilmTv, diretta da Giulio Sangiorgio, ha pubblicato nel suo numero 16 del 2020. Per quanto attinente alle tematiche elencate, parlare di Bass (che tuttavia è pur sempre riconosciuto come graphic designer) in un periodico d’informazione e critica cinematografica la dice lunga su quanto questa testata si interessi realmente di cultura e sul peso delle firme che collaborano.
Infatti, la pregevole Emanuela Martini, ex-direttrice della rivista, attuale collaboratrice del TFF Torino Film Festival e saggista, nel suo Cosa vi siete messi in testa? delinea un bellissimo ritratto del maestro che ha spianato la strada praticamente a tutti sulle modalità di rappresentazioni, sulle tecniche e sul concetto stesso di titoli di testa. Martini lo definisce come «l’uomo che ha trasformato i titoli di testa (e di coda) da obbligatoria formalità ignorata dagli spettatori a vera e propria forma d’arte» e non si può non essere d’accordo con lei. Con le sue sequenze di apertura (o titoli di testa), Bass lascia allo spettatore la possibilità di farsi trasportare da subito nell’atmosfera emozionale del film. «Infatti – specifica la Martini – fino ad allora, gli anni ’50, i credits erano quasi sempre una lista di nomi tratteggiati con grazia su uno sfondo (…) e nessun “credit dei credits”».
Film e cineasti
L’apporto artistico di Saul Bass nel cinema è stato davvero importante e questo lo si intuisce immediatamente guardando alla sua filmografia (cinquantasette titoli!) e all’elenco dei cineasti che hanno richiesto i suoi servigi. Il primo, nel 1954, fu Otto Preminger; un altro nome che non ha bisogno di presentazione, come si può dedurre anche dal film L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo (Jay Roach, 2015) con Bryan Cranston che interpreta il povero Trumbo che se lo vede arrivare a casa senza sapere chi sia. Per Preminger, Bass confeziona un poster per il film Carmen Jones (Otto Preminger, 1954). «Al regista piacque tanto la silhouette della protagonista con le mani sui fianchi (…) che chiese a Bass di realizzare anche i titoli di testa».
Dal 1954 fino al 1995 sono entrati nella contabilità dello studio Saul Bass & Associates (fondato nell’Aprile del 1952) colonne portanti del cinema. Billy Wilder, per i titoli di Quando la moglie è in vacanza (1955), Alfred Hitchcock, per Psyco (1960) e tanti altri, Stanley Kubrick, per il post di Shining (1980) e Martin Scorsese, per i titoli di Casinò (1995), quelli dove fa volteggiare Robert De Niro nelle fiamme di un’esplosione sulle note di Bach. Anche per Steven Spielberg il maestro ha disegnato un poster, quello di Schindler’s List (1993). Pare che, nel 2002, Spielberg gli abbia reso omaggio con i titoli di Prova a prendermi.
È noto anche che «per Psyco, come racconta lo stesso Hitchcock nel libro di Truffaut, Bass disegnò anche alcuni storyboard, compreso quello della scena della doccia, con il gorgo finale dell’acqua nello scarico che dissolve nell’occhio di Marion Crane» interpretata dalla bella Janet Leigh. Un secondo e necessario consiglio su un film da vedere riguarda Hitchcock di Sacha Gervasi, del 2012, con uno straordinario Anthony Hopkins doppiato per noi (stranamente, ma su richiesta della produzione) da Gigi Proietti. Il biopic ovviamente non specifica il rapporto lavorativo tra i due maestri (del design e del cinema), ma si basa sul saggio di Stephen Rebello Come Hitchcock ha realizzato Psycho, che è più una faccenda di marketing insomma.
Tornando a Bass, si può dire tuttavia che le opere (poster e titoli di testa) che in assoluto rappresentano la sua produzione e lo hanno reso sul serio famoso sono sicuramente L’uomo dal braccio d’oro (Otto Preminger, 1955) che la Martini definisce «il title design che fece scalpore» e Anatomia di un omicidio (Otto Preminger, 1959), senza escludere West Side Story (Jerome Robbins e Robert Wise, 1961) e i graffiti su di un muro grigio di Manhattan. In particolare, i titoli di Anatomia di un omicidio, che prendono la loro origine dal poster realizzato precedentemente, sono emblematici e immediatamente riconducibili all’atmosfera del film. In generale, volendo usare le parole di qualcun altro, di più autorevole:
«I suoi titoli non sono semplicemente ‘identificazione’ priva di fantasia – come in molti film – anzi, sono parte integrante del film nel suo insieme. Quando il suo lavoro appare sullo schermo, il film stesso inizia davvero»
Martin Scorsese
Altri progetti.
Bass regista
Nella sua lunga carriera, Saul Bass è riuscito anche a girare un film, Fase IV: distruzione Terra (1974). Praticamente un flop al botteghino, riuscì tuttavia a recuperare qualche critico a favore solo qualche anno dopo quando la pellicola venne mandata in televisione, favorendosi un piccolo pubblico come cult movie. Sul periodico Segnalazioni cinematografiche del Centro cattolico cinematografico qualcuno scriveva: «Il film è notevolissimo tanto per la tecnica delle riprese relative alla vita delle formiche (così da essere un affascinante documentario del genere), quanto per la saggia distribuzione degli effetti drammatici (così da essere un modello di fantascienza non pacchiana).» [Recensione completa qui]
Bass logo designer
Ultimo sguardo, alla chiusura di questo articolo, va alla sua vasta produzione come designer in ambito commerciale e, specificamente, come logo designer. Un caso tra tanti quello relativo al restyling del marchio della Warner Bros. È proprio all’inizio della sua carriera, nei primi anni ’40, che Bass entra nello staff della major cinematografica, quale assistente al dipartimento artistico degli uffici di New York. Nel 1972 realizza un restyling dell’identità visiva della Warner e crea il marchio più longevo tra tutti quelli ridisegnati, ad esclusione ovviamente dello scudo dorato col banner al centro ammirato fino a pochi anni fa che è rivisitazione di una versione degli anni ’60.
Il progetto di Saul Bass è un evento singolare, durato circa vent’anni, varie fasi di un progetto creativo, quello del rebranding, che ha tentato sempre di guardare al passato. Lo stesso lavoro della Pentagram del 2019 firmato dalla designer Emily Oberman, che si prepara a celebrare il centenario della Warner il prossimo anno, è stato un collegamento al passato. Sicuramente un ottimo progetto che ha rilanciato il marchio in maniera efficace, senza tralasciarne tutta la storicità. Guardiamo tuttavia con grande ammirazione al lavoro di Bass che ad oggi resta valido e incredibilmente attuale.
Cose interessanti.
Saul Bass: Title Champ by Gary Leva – vimeo.com
Title Sequence of Saul Bass – artofthetitle.com
Saul Bass: Famous title sequences from Preminger to Scorsese – youtube.com
Warner Bros. Logo design evolution – annyas.com